Parte la settima edizione del Napoli Teatro Festival dal 6 al 22 giugno

Tra le tante eccezionali novità un focus su Cechov e uno sul mondo dell'infanzia. Con due spettacoli di Eduardo nel trentennale della morte


NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA 2014

La settima edizione del Napoli Teatro Festival Italia, si svolgerà dal 6 al 22 giugno. La manifestazione, organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival è firmata per il quarto anno consecutivo dal direttore artistico Luca De Fusco.


Trenta spettacoli (in grandissima parte prime assolute e prime italiane) con un focus dedicato a Cechov e uno a testi ispirati all’infanzia. Ma anche un omaggio a Eduardo De Filippo a trent’anni dalla morte, tanti giovani registi napoletani, nuova drammaturgia e letteratura. 

Quest’anno il Napoli Teatro Festival Italia  inaugura al Museo Ferroviario Nazionale di Pietrarsa con uno spettacolo di danza, Reshimo della Vertigo Dance Company che torna per il terzo anno consecutivo dopo il successo napoletano del 2012 e 2013 che l’ha resa famosa in Italia e in Europa. Oltre a Reshimo (prima assoluta) la compagnia israeliana (che dopo Napoli volerà per la prima volta a New York e in Cina) presenterà Mana, una delle loro coreografie storiche. La grande danza sarà presente al Festival anche con Addio alla fine di Emio Greco, coreografo tra i più interessanti del momento, da pochi mesi nominato direttore del Balletto nazionale di Marsiglia, la storica compagnia di Roland Petit.
Cantieri teatrali
Anche quest’anno, poi, come nel 2013,  il Festival  ha scelto di essere un cantiere teatrale internazionale. Ben 3 spettacoli, infatti, nascono da audizioni tenutesi in città e da residenze artistiche: Finale di partita di Samuel Beckett, regia di Lluis Pasqual, con protagonista Lello Arena; il Sindaco del rione Sanità di Eduardo De Filippo che sarà recitato dal genovese Eros Pagni, regia di Marco Sciaccaluga, e il Giardino dei ciliegi di Cechov, dal sapore mediterraneo, firmato da Luca De Fusco. 
Focus Cechov
Il Focus dedicato a Cechov oltre allo spettacolo di De Fusco, Giardino dei ciliegi, prevede uno Zio Vanja con la regia di Andrei Konchalovsky, uno Zio Vanja (titolo Un Vania) firmato dal regista argentino Marcelo Savignone, uno Zio Vanja firmato dal regista lettone Rimas Tuminas, molto poco tradizionale, basato sullo sport, sull’acrobatica, sulla clownerie grottesca,  pluripremiato come il più interessante evento russo dell’anno. Dedicati a Cechov ci sono anche Tre sorelle firmato ancora da Konchalovsky e Un gabbiano firmato da Gianluca Merolli, giovane artista che lavora tra cinema, teatro e musica.
Focus ispirato al mondo dell’infanzia
Il Focus di spettacoli ispirati al mondo dell’infanzia si apre con Lebensraum di Jakop Ahlbom dedicato al cinema muto di Buster Keaton, protagonista una bambola. Segue Pinocchio,  la favola per bambini più amata e conosciuta nel mondo firmata dal regista spagnolo Gustavo Tambascio, uno spettacolo che unisce la magia del circo con l’originalità del musical e poi Die Geschichte des Kaspar Hauser con la regia di Alvis Hermanis che racconta  la storia di Kaspar Hauser un principe ereditario o un imbroglione (la storia non l’ha mai accertato) che comparve a Norimberga nel 1828 e raccontò di essere stato segregato per 17 anni. Una vicenda che appassiona da sempre registi cinematografici e teatrali e che Hermanis presenta in maniera molto originale travestendo un gruppo di bambini da vecchi e inserendo sulla scena un piccolo cavallo.  Il Focus prosegue con Making babies ispirato al libro della scrittrice irlandese Anne Enright: la storia di una maternità dall’inizio della gravidanza fino al compimento del secondo anno del bambino e chiude con Arrevuoto 2014 nono movimento Donogoo progetto di teatro e pedagogia curato da Maurizio Braucci e Roberta Carlotto.
Ospitalità Nazionali
Roberto Andò che nel 2013 ha riscosso un gran successo al cinema con il film “Viva la libertà” torna al Napoli Teatro Festival Italia (nel 2008 presentò Come se nulla fosse avvenuto) con Good People il testo di uno scrittore di teatro contemporaneo, David Lindsay-Abaire, vincitore nel 2007 del Premio Pulitzer (la traduzione del testo curata da Roberto Andò e Marco Perisse uscirà per Bompiani in occasione del debutto). Una storia moderna ambientata a Boston che mette a confronto “chi ha” e “chi non ha”. Protagonista Michela Cescon.
Paolo Valerio, affiancato da una attrice di primo piano del panorama italiano, Chiara Caselli, metterà in scena un testo letterario molto amato: Le ho mai raccontato del vento del nord di Daniel Glattauer. Una storia d’amore moderna nata da una mail inviata per errore.  
Per la prima volta arriverà al Festival Riccardo Caporossi (della storica coppia Remondi-Caporossi, duo specializzato nel teatro di ricerca sin dagli anni ’70) che porterà Mura spettacolo che lui stesso definisce “per bambini adulti e adulti bambini” ispirato al mito della caverna di Platone. Peggy Guggenheim – Donna allo specchio, testo di Lanie Robertson, è invece il titolo dello spettacolo che firma Alessandro Maggi, protagonista Fiorella Rubino. Una storia incentrata su Peggy, la figlia di Benjamin Guggenheim e nipote di Solomon Guggenheim, fondatore del Museo di New York. Vietato ballare/Interdit de danser è invece un testo che nasce dalla storia personale della giovane regista napoletana Alessia Siniscalchi, una storia ricca di paradossi in cui i linguaggi si confondono.
Due giovani, ma già affermati registi napoletani tornano al Napoli Teatro Festival Italia: Arturo Cirillo con Scende giù per Toledo di Giuseppe Patroni Griffi, di cui è anche protagonista e Francesco Saponaro con Dolore sotto chiave, l’altro spettacolo dedicato ad Eduardo De Filippo. Una messinscena che segna un incontro interessante tra Saponaro e Carullo-Minasi, giovane compagnia siciliana dallo stile netto e riconoscibile pluripremiata dal 2011 in poi. Al loro fianco Luciano Saltarelli, interprete originale della sua generazione. Infine Enzo Moscato ci presenta Istruzioni per minuta servitù, testo finalista della cinquantesima edizione del premio Riccione per il Teatro (2009) e Maurizio Scaparro propone un riallestimento di Amerika di Kafka. Caffè Némirosky, è un ciclo di letture dedicato a Irène Némirosky, scrittrice ucraina  rifugiatasi in Francia dopo la rivoluzione d’ottobre e morta ad Auschwitz, considerata ormai a pieno titolo una delle grandi autrici del Novecento.
Oltre che a Pietrarsa il Napoli Teatro Festival Italia mette in scena in luoghi non teatrali altri due spettacoli: Per oggi non si cade, testo di Manlio Santanelli, regia di Fabio Cocifoglia. Uno spettacolo  site-specific pensato per una location non teatrale che lo spettatore seguirà come in una visita museale, avvalendosi di audio-guide che gli permetteranno di ascoltare la storia, guardando immagini video e installazioni. Il racconto, così come ama fare Santanelli è surreale: per un giorno Dio decide di lasciare senza gravità Napoli e sulla città per 24 ore galleggiano sacchetti di immondizia che normalmente sono agli angoli delle strade. E Mettersi nei panni degli altri/vestire gli ignudi scrittura scenica collettiva realizzata da Davide Iodice insieme agli ospiti del Dormitorio pubblico di Napoli.
A completare il programma uno spettacolo firmato da Giuseppe Sollazzo Il giorno in cui ci siamo incontrati e non ci siamo riconosciuti. Spettacolo senza parole che vede in scena trenta attori di varie nazionalità.
Infine La Fondazione Campania dei Festival e Ars Progetti presentano uno spettacolo nell’ambito del progetto di cooperazione e assistenza alle istituzioni culturali del Kosovo Culture for All.  Titolo She -Ra -Zade ideazione, regia e coreografia di Alessandra Panzavolta. In scena il National Ballet of Kosovo.



PROGRAMMA
 
RESHIMO
coreografia di Noa Wertheim 
musica Ran Bagno
light design Dani Fishof - Magenta
costumi Rosie Canaan
con Yael Cibulski, Micah Amos, Tomer Navot, Sian Olles, Marija Slavec, Eyal Vizner, Emmy Wielunsk, Yuval Lev
produzione Vertigo Dance Company
luogo Arena di Pietrarsa
date 6, 7 giugno 2014
paese Israele
PRIMA ASSOLUTA
 
La Vertigo Dance Company  torna per il terzo anno consecutivo al Napoli Teatro Festival Italia. Dopo il grande successo di Null e Birth of Phoenix presentati nel 2012 e Vertigo 20 presentato nel 2013, quest’anno la compagnia israeliana presenta Reshimo. Lo spettacolo inaugura la settima edizione del Napoli Teatro Festival Italia. Una scelta nata dall’esigenza di voler fare un omaggio alla compagnia di Gerusalemme che in due anni ha conquistato il pubblico napoletano e italiano.
Reshimo trae ispirazione dal testo ebraico della Kabbalah e dai suoi insegnamenti esoterici intesi a spiegare il rapporto tra l’ immutabile, eterno e misterioso (ciò che è "senza fine") e l'universo mortale. Vuoto e pieno, vita e morte. La coreografia è fatta di grandi contrapposizioni e in essa si riconoscono i segni identificativi di Noa Wertheim: fluidità, energia e precisione. Otto i danzatori in scena. Le musiche ancora una volta sono firmate da Ran Bagno.
Dopo Napoli, la Vertigo Dance Company volerà a New York per esibirsi per la prima volta al Lincoln Center e poi in Cina.
 
IL SINDACO DEL RIONE SANITA’ 
di Eduardo De Filippo
regia di Marco Sciaccaluga
con Eros Pagni
coproduzione Teatro Stabile di Genova, Fondazione Campania dei Festival ­– Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile di Napoli
residenza artistica a Napoli
luogo Teatro San Ferdinando
date 7, 8 giugno 2014
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Il sindaco del rione Sanità, uno dei tre spettacoli che nasce quest’anno da una residenza artistica, è una commedia in tre atti che Eduardo De Filippo scrisse nel 1960 e  inserì nella raccolta Cantata dei giorni dispari.  La storia è ispirata ad un personaggio reale, tale Campoluongo che al Rione Sanità teneva sotto controllo la zona facendo da “paciere” tra gli abitanti. Lo spettacolo, diretto da Marco Sciaccaluga, vedrà in scena Eros Pagni che per la prima volta reciterà in napoletano.
Era il 19 aprile 1964 – scrive Marco Sciaccaluga -  Avevo dieci anni. Quella sera mio padre mi diede il permesso di fare tardi per vedere una commedia in televisione. Mi disse con semplicità che avrei capito cosa fosse il teatro: c’era l’occasione di vedere un grande attore recitare il testo di un grande scrittore  e che erano una persona sola, Eduardo De Filippo. Disse che così avrei anche fatto il mio primo “viaggio” a Napoli, aggiungendo (per me un po’ enigmaticamente) che, nelle mani di Eduardo, Napoli diventava un’immagine del mondo.
“Ricordo ancora la forza di quell’esperienza: non riuscivo a credere che quel grande artista stesse facendo finta, che la sua voce, i suoi silenzi, i suoi sguardi scaturissero da un artificio (per quanto mirabile) e non dalla assoluta presenza della verità. Quella commedia era Il sindaco del rione Sanità:
Oggi che ho l’onore di dirigere per la prima volta un testo di Eduardo e che questo testo è proprio lo stesso di quella sera lontana, cerco di non smarrire quella mia ingenua emozione infantile, con la devota passione che esige un capolavoro e nella consapevolezza che, nel dipingere il ritratto del Sindaco, del suo Rione e della sua Napoli, il grande Maestro ci ha consegnato un’indimenticabile ritratto del Mondo.
 
PER OGGI NON SI CADE
di Manlio Santanelli
regia di Fabio Cocifoglia
coproduzione Fondazione Campania dei Festival ­– Napoli Teatro Festival Italia, Soc. Coop. Le Nuvole
in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Napoli, Centro di produzione Rai di Napoli
luogo Accademia di Belle Arti di Napoli
date 7, 8, 9, 11, 12 e 13 giugno 2014
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Per oggi non si cade è uno spettacolo site-specific pensato dal regista Fabio Cocifoglia per una location museale. Il testo è del drammaturgo Manlio Santanelli, che con ironia e sarcasmo racconta di un “esperimento divino” che per un giorno lascia Napoli senza forza di gravità. Ė il racconto quindi di una Napoli in sospensione, dove volteggiano in aria sacchetti pieni di immondizia, palloni, gusci di cozze.
Lo spettatore seguirà lo spettacolo come in una visita museale, avvalendosi di audio-guide che gli permetteranno di ascoltare la storia guardando immagini video e installazioni d’artista.
Ogni spettatore potrà selezionare  il capitolo di ascolto in base alla stanza in cui entra, facendo egli stesso un montaggio attivo e che ogni volta cambia,  tra storia, proiezioni, immagini e sculture!  - dice il regista Fabio Cocifoglia – Per oggi non si cade è un racconto polifonico dalle mille voci. E proprio questa polifonia di linguaggi aiuta a rendere il senso dell'opera. Vorrei che suoni, parole e istallazioni dessero allo spettatore  un effetto di sospensione, di volo basso, da farli sentire un po' come angeli sopra Napoli.
“Vorrei che  uscendo dal museo dopo questo percorso, mura, balconi, persone, anziani, bambini, suoni, potessero essere visti e ascoltati  in modo nuovo, o comunque più empatico, più creativo, più... Santanelliano!.
 
IL GIARDINO DEI CILIEGI 
di Anton Čechov
regia di Luca De Fusco
con Gaia Aprea, Paolo Serra, Claudio Di Palma, Alfonso Postiglione, Sabrina Scuccimarra
coproduzione Fondazione Campania dei Festival ­– Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile di Napoli, Teatro Stabile di Verona
residenza artistica a Napoli
luogo Teatro Mercadante
date 8, 9 giugno 2014
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Il giardino dei ciliegi firmato da Luca De Fusco (secondo spettacolo che nasce da una residenza artistica) ha un approccio mediterraneo al grande repertorio russo.
Il regista individua un collegamento tra la difficoltà della società russa ad entrare nel Novecento ed una analoga difficoltà della società napoletana e meridionale in generale.
Sia la società russa – dice De Fusco  – che quella meridionale hanno avuto grandi difficoltà ad entrare nella logica della rivoluzione industriale e la trama stessa del Giardino riflette questo fenomeno.
Non ci si sono solo collegamenti sociologici tra Russia e Napoli, ma anche stretti collegamenti estetici tra un teatro estroverso, comunicativo, caldo, come quello russo e molte caratteristiche analoghe del teatro napoletano. Non a caso la tradizione recitativa russa e quella napoletana vengono spesso accomunate tra le massime eccellenze attoriali.
In questo senso non sono casuali gli inserimenti di due attori napoletani, come Claudio Di Palma e Sabrina Scuccimarra.
Ovviamente i cambiamenti avvengono nella continuità – afferma ancora il regista  –  e quindi anche con questo Giardino si prosegue insieme a Maurizio Balò e Gigi Saccomandi, nella linea di teatro/cinema che ha già riscosso tanti successi nazionali ed internazionali con Antigone e Antonio e Cleopatra.
Da segnalare anche l'evoluzione della collaborazione con la Vertigo Dance Company che fornisce per la terza volta la collaborazione con il musicista Ran Bagno a cui si aggiunge la stessa leader della compagnia Noa Wertheim che curerà i movimenti coreografici. 
“Il linguaggio scenico della compagnia – dice infine De Fusco - registra una svolta. Dopo due spettacoli basati sul nero assoluto, sulle trasparenze video, su una registrazione assai astratta, col Giardino ci si presenta con uno spettacolo bianco in modo quasi assoluto, su una recitazione più morbida e sinuosa e con una presenza del linguaggio video completamente diversa rispetto ai precedenti e che riserverà agli spettatori una vera e propria sorpresa”. 
 
MURA
ideazione, progetto, messa in scena, esecuzione di Riccardo Caporossi
coproduzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Associazione Culturale Club Teatro Rem&Cap
luogo Sala Cinema Pietrarsa
date 8, 9 giugno 2014
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Riccardo Caporossi, della storica coppia teatrale Claudio Remondi e Riccardo Caporossi Rem&Cap, duo specializzato nel teatro di ricerca sin dagli anni ‘70,  è ideatore e regista del progetto Mura, uno spettacolo che lui stesso definisce “per bambini adulti e adulti bambini” ispirato al mito della caverna di Platone. Un allestimento essenziale, che riprende il metodo di lavoro del duo Caporossi-Remondi che,  partendo da una idea, sviluppava direttamente sulla scena una scrittura per immagini ed una drammaturgia. Una forma teatrale che non è necessariamente demandata alla parola privilegiando maggiormente l’azione, il non detto, il silenzio. In Mura il protagonista è appunto un “muro” dietro il quale c’è una superficie su cui si proiettano ombre.  Il muro, man mano, viene smantellato per evocare alla fine tutti quei numerosi chilometri che ancora oggi sono indice di separazione. Ogni tentativo di comunicare resta bloccato da quella barriera; non necessariamente concreta e reale come un muro, ma eretto con lo stesso miscuglio di odio, paura e mancanza di immaginazione.
«Lo stesso impasto di muri immateriali che separano gli uomini per razza, religione, cultura, ricchezze – scrive nelle note di regia Caporossi - Qualunque sia la ragione, il risultato è una linea di divisione. Baluardi, barriere, cortine, recinzioni, sbarramenti, steccati, quei muri che ancora resistono e tengono in ostaggio uomini e storia, costruzioni mentali e costrizioni sociali. Sono piccole storie o una unica storia di connessioni e concatenazioni narrate con la presenza di oggetti; in primo luogo i 50 mattoni che compongono il muro».
 
MANA
coreografia di Noa Wertheim 
musica Ran Bagno
light design Dani Fishof - Magenta
costumi Rosie Canaan
con Yael Cibulski, Micah Amos, Tomer Navot, Sian Olles, Marija Slavec, Eyal Vizner, Emmy Wielunsk, Yuval Lev
produzione Vertigo Dance Company
luogo Pietrarsa Sala dei 500
date 8, 9 giugno 2014
paese Israele
RIALLESTIMENTO
 
Al Napoli Teatro Festival Italia 2014 la Vertigo Dance Company presenterà anche un riallestimento di una coreografia storica, Mana, il cui debutto risale al 2009. Mana significa, in molte lingue austronesiane della Melanesia e della Polinesia, “forza sovrannaturale”.
La scena è in bianco e nero. Tra la luce e l’ombra si svolge lo spettacolo che è un viaggio mistico filosofico.  Sullo sfondo il disegno stilizzato di una casa che  simboleggia, è scritto nelle note, la separazione borderline tra esterno e interno. In questa atmosfera i danzatori si muovono come in una cerimonia tribale.
 
 
FINALE DI PARTITA
di Samuel Beckett 
regia di Lluis Pasqual
con Lello Arena
scene e costumi di Frederic Amat
coproduzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile di Napoli
luogo Teatro Nuovo
date 9, 10 giugno 2014
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Torna al Napoli Teatro Festival Italia il regista spagnolo Lluis Pasqual. Nel 2011, Pasqual, che dirige a Barcellona il Teatro Lliure,  firmò La casa di Bernarda Alba, quest’anno invece  Finale di partita di Samuel Beckett, opera di un solo atto con in scena due personaggi Hamm, anziano signore cieco incapace di muoversi che sarà interpretato da Lello Arena e Clov, che al contrario, è incapace di stare seduto ed avrà il volto di Stefano Miglio.  «Su  Samuel Beckett è stato scritto molto e numerosi specialisti hanno cercato spiegazioni metafisiche, storiche o letterarie per comprendere perché il suo nome è stato legato al teatro dell’assurdo – scrive Lluis Pasqual nelle sue note di regia - La mia prima esperienza  fu nel 1998 con  Aspettando Godot. Devo confessare che tutto il  bagaglio intellettuale con il quale affrontai lo spettacolo, preparandomi coscienziosamente durante molti mesi, incrementò il mio patrimonio intellettuale, ma impedì di avvicinarmi con uno sguardo chiaro al più straordinario Beckett. Non credo che esista un teatro meno letterario di quello di Samuel Beckett. Dalla sua bocca ascoltai, in una serata  ventosa di Parigi, che il più gran peccato dell’uomo è quello di prendersi troppo sul serio. Come io sono convinto che la scuola napoletana di interpretazione, insieme con la scuole russa e inglese, sono i tre pilastri dell’interpretazione teatrale europea, e che il popolo napoletano e pertanto i suoi attori e spettatori, praticano nella loro vita di tutti i giorni questa distanza che elargisce il senso umoristico e l’ironia di fronte all’esistenza, mi rende molto felice mettere un abito napoletano a Finale di Partita. Sono sicuro che lo scrittore-filosofo dallo sguardo di uccello rapace sarebbe molto felice di questo incontro. Così come lo sono io!».
 
 
 
 
CAFFÈ  NÉMIROVSKY
da un’idea di Luca De Fusco
a cura di Patrizia Bologna e Stefania Maraucci
produzione Teatro Stabile di Napoli, Fondazione Campania dei Festival - Napoli Teatro Festival Italia
date 9, 10, 11, 12, 13, 16, 17, 18, 19, 21 giugno 2014
luogo Ridotto del Teatro Mercadante
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
 Riscoperta grazie al romanzo inedito Suite francese, pubblicato nel 2004, Irène Némirovsky (nata a Kiev nel 1903, rifugiatasi in Francia dopo la Rivoluzione d’ottobre e morta ad Auschwitz nel 1942), è autrice di numerosi racconti e romanzi brevi, piccoli gioielli la cui orditura rivela una scrittura particolarmente originale, capace di audaci contaminazioni tra il genere strettamente letterario, il diario, il cinema, il teatro ecc. Da qui l’idea di affidare alla voce di alcune carismatiche interpreti femminili la lettura di una parte di questi racconti che dietro l’apparente leggerezza d’uno stile narrativo immediato e icastico danno vita a storie di uomini e donne che si succedono nelle generazioni, restituendo spaccati di verità, ora ironica ora drammatica, proprio com’è la vita. La gradevolezza del tratto e la minuzia dell’osservazione con cui si snodano le vicende dei vari personaggi contribuiscono a far emergere la singolare forza espressiva di una scrittrice meritatamente annoverata fra i grandi interpreti del Novecento.
 
SHE-RA-ZADE
National Ballet of Kosovo
ideazione, regia e coreografia Alessandra Panzavolta
musiche Rimskji-Korsakov e musiche popolari della tradizione kosovara
costumi Samka Ferri
progetto promosso da Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, National Ballet of Kosovo
sostenuto da Culture for All un progetto di EU office in Kosovo implementato da ARS Progetti
luogo Arena di Pietrarsa
date 11 giugno 2014
paese Kosovo
PRIMA ASSOLUTA
 
La Fondazione Campania dei Festival, che organizza il Napoli Teatro Festival Italia e Ars Progetti presentano uno spettacolo nell’ambito del progetto di cooperazione e assistenza alle istituzioni culturali del Kosovo, Culture for All.  La coreografa italiana Alessandra Panzavolta, direttore del Corpo di ballo del Teatro di San Carlo di Napoli, dirige la compagnia di danza del Kosovo all’interno di una iniziativa  più ampia volta a sostenere la rinascita culturale di un paese che ha attraversato la guerra, ma che trova nella cultura uno stimolo per affermarsi e presentarsi all’Europa.  
Il balletto rappresenta una moderna versione di Sherazade che attraverso il racconto di storie immaginarie e reali riscatta la propria vita.  Una metafora con in scena il National Ballet of Kosovo che si è ricomposto e riunito da poco ed è in cerca di quella popolarità internazionale che merita.
 
LE HO MAI RACCONTATO DEL VENTO DEL NORD
di Daniel Glattauer
con Chiara Caselli e Roberto Citran
regia Paolo Valerio
coproduzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile di Verona
luogo Galleria Toledo
date 11, 12 giugno 2014
paese Italia
PRIMA ITALIANA
 
Paolo Valerio, affiancato da un’attrice di primo piano del panorama italiano, Chiara Caselli, porta al Napoli Teatro Festival Italia un testo di grande successo, Le ho mai raccontato del vento del Nord di Daniel Glattauer. Una mail all’indirizzo sbagliato e tra due perfetti sconosciuti scatta la scintilla. Dopo aver superato l’imbarazzo iniziale, tra Emmi e Leo si instaura un’amicizia giocosa, segnata dalla complicità e da un rinnovato romanticismo telematico che avvince ed appassiona.
Daniel Glattauer fa immergere i lettori  in una storia d’amore molto moderna perché legata a internet,  ma dai contenuti d’altri tempi; un amore epistolare, platonico, celebrale, eppure intenso proprio perché idealizzato e astratto, esente da difetti e imperfezioni donate dalla vita e dalla convivenza di tutti i giorni. Ci si può dunque innamorare senza vedersi, senza sentirsi? Si può trascorrere il tempo pensando ad un’altra persona mai vista, ma che, soltanto con una lettera ci è entrata dentro? Si può aspettare il segnale acustico e il “simbolino” della posta su di un monitor con un’intensità capace di far passare in secondo piano l’altra vita, quella di tutti i giorni, quella vera? Ma qual è la vita vera? Dietro la quotidianità borghese di Emmi c’è qualcosa che fin’ora nessuno ha colto, come dietro la vita professionale e sentimentale del prof. Leo. La cosa straordinaria è che riescono ad andare così in profondità solo grazie al potere delle parole, un potere penetrante, misterioso, affascinante, malinconico, sensuale e  frizzante al punto tale che non ci si staccherebbe mai da quella catena incessante di mail.
 
ZIO VANJA
di Anton Čechov
regia e scenografia Andrei Konchalovsky
costumi Rustam  Khamdamov
musiche Eduard Artemiev
disegno luci Andrei Izotov
progetto scenografico Lubov Skorina
assistente alla regia Aleksandr Aronin
assistente alle coreografie  Ramune Chodorkaite
aiuto regia Elena Lobanova
produzione Teatro Accademico Statale Mossovet
date 12 giugno 2014
luogo Teatro Mercadante
paese Russia
RIALLESTIMENTO
 
TRE SORELLE
di Anton Čechov
regia e scenografia Andrei Konchalovsky
costumi Rustam  Khamdamov
musiche A. Skrjabin, S. Rachmaninov, F. Schubert, E. Artemiev
disegno luci Andrei Izotov
progetto scenografico Lubov Skorina
assistente alla regia Aleksandr Aronin
assistente alle coreografie Ramune Chodorkaite
aiuto regia Elena Lobanova
produzione Teatro Accademico Statale Mossovet
date 13, 14 giugno 2014
luogo Teatro Mercadante
paese Russia
PRIMA ITALIANA
 
Dopo il grande successo de La bisbetica domata – che dopo il debutto nell’edizione 2013 del Festival, ha toccato le principali città italiane – Andrei Konchalovsky presenta a giugno due nuovi allestimenti di testi cechoviani, Zio Vanja e Tre sorelle.
“Quando mi chiedono perché proprio Zio Vanja o in che cosa consiste l’attualità di Cechov – scrive Konchalovsky - penso con tristezza che non è lontano il tempo in cui i giornalisti chiederanno a Riccardo Muti in che cosa consiste l’attualità di Mozart o perché Gergiev esegue proprio la Nona Sinfonia di Sostakovic.
“Cechov è una Sinfonia. Una sinfonia di vita. Di una vita che non è piena di avvenimenti tragici, opere grandiose o moti dell’animo, di una vita in cui gli Eroi non ci sono, ma di una vita semplice, “grigia, filistea...” come diceva lui stesso. L’uomo non è in grado di guardare fisso la luna per vedere come sorge dietro l’orizzonte. L’uomo non è capace di guardare un albero per vedere come ingiallisce. Allo stesso modo, a noi non è dato di guardare fisso la vita per vedere come essa conduce alla morte. Però sappiamo che la luna sorge, che un albero ingiallisce e perde le foglie e che la vita giunge alla fine. In quanto artista, Cechov fu in grado di vedere e discernere la vita come nessun altro nella storia dell’arte. Propriamente parlando, Cechov fu il fondatore del dramma moderno che subentrò alla tragedia romantica del XIX secolo.
“È facile volere bene agli Eroi di talento che non sono prostrati dal dolore o dalla vita stessa. È difficile volere bene ai filistei mediocri, incapaci di un atto eroico. Cechov vuole bene a questa gente, perché sa che la vita è unica e breve. Come a Marina Cvetaeva scappò detto: “…amatemi anche per ciò per cui morirò…”. Cechov espresse molto precisamente la sua concezione dell’arte: “In scena la gente pranza, prende il tè, mentre la propria sorte li conduce alla rovina”.
 
“Il mio interesse per Cechov è nato ai tempi dello VGIK (Università Statale di Cinematografia, ndr) quando ancora studente ero molto appassionato a Bergman che in uno dei suoi libri, aveva scritto di avere l’abitudine di leggere sempre Cechov prima di iniziare a girare un film, per sentirsi dell’umore giusto. Questo mi ha stupito. Bergman diceva che Sussurri e grida è ispirato a Tre sorelle.
Quando mi appresto a mettere in scena uno spettacolo non sto pensando alle analogie o alle allusioni moderne che può avere, non mi interessa assolutamente quanto può essere attuale il dramma teatrale. Sono pronto a mettere in scena qualsiasi opera di Cechov perché lo trovo molto profondo sia come scrittore che come persona. La profondità di Cechov (e questa è la cosa più importante) si evince dal fatto che lui voleva bene alla gente così com’era e non come avrebbe dovuto essere…”.
 
 
 
METTERSI NEI PANNI DEGLI ALTRI|VESTIRE GLI IGNUDI
scrittura scenica collettiva realizzata insieme agli ospiti del Dormitorio pubblico di Napoli
primo movimento del progetto Che senso ha se solo tu ti salvi, un percorso di ricerca e creazione liberamente ispirato a Le Sette opere di Misericordia di Caravaggio 
drammaturgia e regia Davide Iodice
collaboratore generale Luigi Del Parto
con Antonio Buono, Davide Compagnone, Luciano D’Aniello, Maria Di Dato, Giuseppe Del Giudice, Pier Giuseppe Di Tanno, Raffaella Gardon, Ciro Leva, Osvaldo Mazzeca, Vincenza Pastore, Peppe Scognamiglio, Giovanni Villani
spazio scenico, maschere e costumi Tiziano Fario
produzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile di Napoli,
Interno 5
collaborazione Centro Prima Accoglienza (ex Dormitorio Pubblico) – Napoli, Scarp De Tenis – Napoli, Binario della Solidarietà – Napoli
date 12, 13, 14 e 15 giugno 2014
luogo Centro Prima Accoglienza(ex Dormitorio Pubblico)
video
dentro | curare gli ammalati – visitare i carcerati
video documento sul laboratorio condotto da Davide Iodice presso l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Secondigliano, appunti visivi per il film documentario di Stefano Incerti sul progetto teatrale che senso ha se solo tu ti salvi
riprese Gabriella Di Stefano
montaggio Dario Incerti
date 12, 13, 14 e 15 giugno 2014
luogo START|INTERNO 5
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA  
 
Che senso ha se solo tu ti salvi è parte di una trilogia che Davide Iodice dedica alla crisi della società contemporanea: nei due lavori precedenti aveva affrontato il tema del sogno con gli ospiti del Dormitorio Pubblico di Napoli, e quello dell’eredità generazionale, con genitori e figli in scena (entrambi prodotti dal Napoli Teatro Festival Italia e dal Teatro Stabile di Napoli).
Con questo nuovo lavoro il regista si è posto come materia d’indagine il concetto di compassione, nel senso etimologico di empatia, di relazione vitale. Il suo soggetto di ispirazione sono le Sette opere di Misericordia di Caravaggio. Anche qui la ricerca unisce indagine antropologica e espressiva, attraverso un processo di laboratori e  residenze creative con attori e non-attori accomunati dalla ricerca di un linguaggio condiviso e di una stessa intenzione di senso.
Il percorso, iniziato con una residenza per attori nella scorsa edizione, si è poi articolato in tre laboratori:  presso il dormitorio pubblico di Napoli; presso le classi di Italiano per migranti curate dall’Associazione Garibaldi 101; presso l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Secondigliano.
In questa edizione del Festival vengono presentati i primi due movimenti del progetto.
Nel primo - Mettersi nei panni degli altri - ispirato a Vestire gli ignudi, gli attori della compagnia, gli utenti del dormitorio pubblico di Napoli e del progetto Scarp de Tenis indagano il tema dell’identità perduta.
Nel secondo – Dentro ispirato a “visitare i detenuti e curare gli ammalati”, presentato in forma di video documento, viene mostrato il percorso laboratoriale affrontato nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Secondigliano.
 
ADDIO ALLA FINE
coreografia Emio Greco e Pieter C. Scholten
ideazione e design Pieter C. Scholten
con (da confermare) Dereck Cayla, Quentin Dehaye, Emio Greco, Neda Hadji-Mirzaei, Kelly Hirina, Arnaud Macquet, Helena Volkov
testo Bo Tarenskeen
video Maite Bermúdez, Moises Moricoli
sound design Pieter C. Scholten
luci Henk Danner, Paul Beumer
tecnici Paul Beumer, Maarten Heijdra, David te Marvelde (da confermare)
costumi Clifford Portier
coproduzione ICKamsterdam, Theater a/h Vrijthof e Nederlandse Dansdagen
date 13, 14 giugno 2014
luogo Sala delle locomotive Pietrarsa
paese Olanda
PRIMA ITALIANA
 
In Addio alla Fine Emio Greco e Pieter C. Scholten ritornano allo stile dei loro primi lavori: poca teatralità, solo corpo e danza come punti di partenza iniziali; in questa produzione i due creatori raffigurano il potere dell’individuo che si sente responsabile e il coraggio di essere vulnerabile.
In una danza intensa interpretata da tutta la compagnia, Greco e Scholten mostrano che è possibile trasmettere dinamica ed energia, basandosi sul principio per cui l’energia passa da un individuo ad un altro che procede grazie ad essa. La coreografia è una ricerca per un punto zero fisico e mentale che sfocia in sfinimento e apre la strada a nuove esperienze, visioni e vigore.
Per la creazione di Addio alla Fine Emio Greco e Pieter C. Scholten si sono ispirati al libro di Hans Boutellier, The improvising society (2013), in cui l’autore sostiene che nella società attuale ogni individuo è pensato per agire all’interno di una rete più ampia. Boutellier afferma che nella nostra società i punti di riferimento morali diventano sempre più fluidi e le persone ridefiniscono i propri standard all’interno delle reti sociali a cui appartengono. Per questo motivo Boutellier propone un nuovo ordine sociale, “the network society”. In tale società la coesione e la collaborazione tra tutte le reti esistenti rappresentano la chiave per scongiurare la complessità della vita.  Ma Addio alla Fine si ispira anche  al film di Federico Fellini E la Nave Va (1983). Nel film varie celebrità del mondo dell’arte salpano su una nave per l’addio in mare alla più grande cantante lirica di tutti i tempi. Fellini mostra come l’idolatria, la posizione sociale, gli orientamenti politici, la nazionalità, la sete di potere e l’amore possono turbare le relazioni umane. Fellini conclude il suo film con un nuovo inizio inatteso, come un finale “happy ending”, la nave viene silurata e un giornalista rema in barca con un rinoceronte alla ricerca di nuovi orizzonti.
 
AMERIKA
di Franz Kafka
traduzione a adattamento di Fausto Malcovati e Maurizio Scaparro
regia di Maurizio Scaparro
regia assistente Ferdinando Ceriani
con Ugo Maria Morosi, Giovanni Anzaldo, Carla Ferraro e Giovanni Serratore, Fulvio Barigelli, Matteo Mauriello
coproduzione Fondazione Campania dei Festival ­– Napoli Teatro Festival Italia, Compagnia Gli Ipocriti
in collaborazione con Fondazione Teatro della Pergola
luogo Pietrarsa Sala dei 500
date 13, 14 giugno 2014
paese Italia
RIALLESTIMENTO
 
Dopo la prima fortunata edizione dello spettacolo nel 2000, che ha visto una lunga tournée in Italia e in Europa, questa nuova edizione del testo di Kafka firmata dal regista Maurizio Scaparro, nasce (e non è un caso) in occasione del semestre di Presidenza Italiana dell'Unione Europea.
Karl Rossmann, giovane ebreo europeo, viene inviato in America come un pacco postale per sfuggire a uno scandalo che lo vede coinvolto con una domestica. Deve raggiungere lo zio Jacob, un autentico “zio d’America” che deve trovargli un lavoro e una sistemazione. Ed è così che iniziano le tribolazioni del giovane uomo-cavallo (Ross – Man) in un’America che rivela già, nella visione fantastica ma sorprendentemente profetica di Kafka, i suoi mali, le sue contraddizioni ma anche la sua dirompente vitalità.
Al ritmo della musica jazz di Scott Joplin, lo spettacolo Amerika ripercorre nell’adattamento di Fausto Malcovati e con la regia di Maurizio Scaparro la storia dell’emigrante Rossmann,  del suo viaggio, della sua vita errante in cerca di un benessere (il sogno americano?) che sembra sempre a portata di mano, ma che rimane inafferrabile.
«Oggi più che mai – spiega Maurizio Scaparro – l’opera di Kafka è dunque di grande attualità, perché ormai da anni America ed Europa  si trovano a  riflettere sulle proprie origini, sulla propria storia, sui propri malesseri».
Tra gli interpreti anche  Giovanni Anzaldo, premio UBU per la migliore interpretazione in Roman e il suo cucciolo e tra i protagonisti dell'ultimo film di Virzì Il Capitale Umano.
 
PEGGY GUGGENHEIM
Donna allo specchio
di Lanie Robertson
regia di Alessandro Maggi
con Fiorella Rubino
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
musiche Pierluigi Petronico
coproduzione Fondazione Campania dei Festival ­– Napoli Teatro Festival Italia, Enfi Teatro
luogo Teatro Nuovo
date 14, 15 giugno 2014
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Alessandro Maggi, torna al Napoli Teatro Festival Italia dopo il successo del 2012 con Igiene dell’assassino.  Quest’anno porta in scena Peggy Guggenheim, un testo di Lanie Robertson che mescola passione per la vita a spietata concretezza nei rapporti con gli esseri umani, in un vibrante porsi continuamente in rapporto con il conflitto interno e le contraddizioni di un essere umano teso per indole a entrare nella storia.
Peggy è la figlia di Benjamin Guggenheim – vittima del Titanic – e nipote di Solomon Guggenheim (fondatore del museo di New York), che divenne presto collezionista e amante d’arte contemporanea.
«Nel testo, ambientato a Venezia nella sua abitazione a Palazzo Venier dei Leoni, sul Canal Grande durante la metà degli anni ’60 – spiega nelle note il regista –  Peggy ricorda i momenti salienti della sua incredibile vita, dipingendo un bellissimo ritratto di un’Europa a cavallo della seconda guerra mondiale. Il piglio autoritario, astuto, ironico e anche cinico che la Guggenheim ha sempre mostrato pubblicamente, si stempera nella fragilità del rapporto con la figlia, presenza che ricorre più volte fino al tragico epilogo della sua scomparsa: la vicenda diviene inevitabilmente dramma con l’ultimo capitolo dell’esistenza della figlia Pegeen, pittrice dalla sensibilità naïf e surrealista che – come disse di lei Raymond Queneau – con le sue opere ha creato un mondo più autentico del mondo reale, perché più vicino al paradiso terrestre».
 
SCENDE GIU’ PER TOLEDO
di Giuseppe Patroni Griffi
interpretazione e regia di Arturo Cirillo
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musiche originali Francesco De Melis
assistente alla regia Roberto Papasso
coproduzione Fondazione Campania dei Festival - Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile delle Marche
date 15, 16 giugno 2014
luogo  Teatro Sannazaro
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Scritto nel 1975 da Giuseppe Patroni Griffi, Scende giù per Toledo è un romanzo che racconta la vita, triste e divertente al tempo stesso, di Rosalinda Sprint, travestito napoletano alla continua ricerca di amore. A portarlo in scena al Napoli Teatro Festival Italia sarà uno dei più interessanti registi partenopei, Arturo Cirillo.
“Scende giù per Toledo e va di fretta Rosalinda Sprint, è in ritardo col sarto e deve andare da Marlene Dietrich. Fra mezz’ora e quella non aspetta. Colpa della Camomilla Schulz….”.
Così inizia una delle più travolgenti invenzioni letterarie, la storia di un travestito napoletano, emblema della stravaganza e fragilità di una città e dei suo mutanti abitanti. In una scrittura che Natalia Ginzburg ha definito dello stile della “natura dell’acqua, uno stile nuotato che consente di spendersi nei confronti di un personaggio, ora con ironia e ora con pietà, spostandosi a nuoto e leggermente tra l’uno e l’altro”. Tra straniamento ed immedesimazione si disegna la figura di Rosalinda Sprint, “una figura maldestramente ritagliata nella carta, le forbici si sono mangiate parte del bordo intorno ed è scappata fuori una silhouette in scala ridotta” come dice l’autore. Una scrittura quella di Patroni Griffi tutta musicale, fisica, continuamente mobile tra la prima e la terza persona. Un flusso di parole che diventano carne, e spesso danza. Un tango disperato, un folleggiare sul baratro, un urlare per non morire. Sorella immaginaria, e precorritrice della Jennifer di Ruccello e di molti personaggi di Moscato, la Sprint attraversa gli umori, i suoni della città di Napoli, qui più che mai diventata luogo metafisico, invenzione di un posto che non c’è”.
 
IL GIORNO IN CUI CI SIAMO INCONTRATI E NON CI SIAMO RICONOSCIUTI
Fantasia scenica senza parole per attori e musica
drammaturgia e regia di Giuseppe Sollazzo
elementi scenici Iole Cilento
disegno luci Guido Levi
movimenti mimici Ivan Baciocchi
coproduzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Associazione Jules Renard
date 15, 16 giugno 2014
luogo Teatro San Ferdinando
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Trenta attori di varie nazionalità, sprovvisti dello scudo a volte ipocrita delle parole, danno vita al gioco scenico dell’esistenza. Un catalogo di emozioni umane che lo spettatore è chiamato a completare, frammenti di vita lontane dalle tempeste delle vita. Protagonista è la strada di una metropoli contemporanea, potrebbe essere Napoli, Parigi, ma anche Calcutta. Al centro un regista, ma potrebbe essere un poeta, uno scrittore, o anche semplicemente un uomo in vena di bilanci. Tutto filtrato dal “setaccio dorato” come Eduardo amava definire la fantasia. Le storie si seguono come si rincorre un sogno dall’alto di una finestra. Scene di vita quotidiana in una strada che diventa tutte le strade possibili, uno zoom veloce sui rapporti umani, sul nostro piccolo universo, un’autopsia di noi stessi nel momento della nostra esistenza. Amori si rincorrono, si perdono, si trovano, e uno sguardo può scatenare una passione o una guerra. In un presente dominato da un’overdose di informazioni, personaggi di cui ignoriamo tutto spariscono come i mille volti che incrociamo tutti i giorni. Gli uomini, imperterriti, continuano a passeggiare sulla terra che ci ospita e, in attesa del dono del linguaggio – nel silenzio, quando tutto è immobile – può capitare di ascoltare il lieve battito del mondo.
 
LEBENSRAUM
regia di Jakop Ahlbom
con Jakop Ahlbom, Alamo Race Track, Reinier Schimmel, Silke Hundertmark
produzione Stichting Pels
luogo Sala dei 500 Pietrarsa
date 16, 17 giugno 2014
paese Paesi Bassi
PRIMA ITALIANA
 
Lebensraum è un lavoro che si inserisce nel ciclo di spettacoli ispirati al mondo dei più piccoli che propone quest’anno il Napoli Teatro Festival Italia.
La pièce teatrale è firmata da Jakop Ahlbom e si ispira al cinema muto di Buster Keaton, in cui le immagini erano accompagnate da musica suonata dal vivo perlopiù da un pianista. Lo spettacolo di Ahlborm è invece scandito dalla musica del duo Ralph Mulder e Leonard Lucieer della band Alamo Race Track.
I protagonisti costruiscono delle bambole, delle marionette o semplicemente dei personaggi e anche in questo caso i due uomini protagonisti, che vivono in una piccola stanza, fabbricano una bambola meccanica che li aiuta in casa. Lo spazio è ristretto e così ogni mobile ha una duplice funzione: il letto è anche pianoforte, la libreria, frigorifero. Presto, però si accorgeranno che il robot pensa ed esprime pareri e le tensioni saliranno fino al punto che la casa, improvvisamente, risulterà troppo piccola.
Il teatro di Jakop Ahlbom sta portando la magia del cinema muto sui palcoscenici a dimostrazione che il cinema muto non è affatto superato come si pensa.
 
 
UN VANIA
di Anton Čechov
ideazione e regia Marcelo Savignone
collaborazione artistica Eva Rodriguez
scenografia Lina Boselli
costumi Mercedes Colombo
con Paulina Torres, Maria Florencia Alvarez, Merceditas Elordi, Marcelo Savignone, Luciano Cohen, Pedro Risi
produzione Belisarias
date 17, 18 giugno 2014
luogo Galleria Toledo
paese Argentina
PRIMA ITALIANA
 
Marcelo Savignone è un giovane regista argentino che appartiene alla generazione di Claudio Tolcachir e Romina Paula, artisti che il pubblico del Napoli Teatro Festival Italia ha conosciuto durante l’edizione 2012 in occasione del focus dedicato al teatro argentino. La poetica di questi autori si distingue per l’attenzione alla drammaturgia, per la rappresentazione di ambienti quotidiani e per la grande leggerezza nella messinscena. Savignone porterà al Festival una originale versione di Zio Vanja di Anton Cechov.
Un Vania si propone di moltiplicare il senso dell’opera cercando di instillare, attraverso il testo cechoviano, la nostra inquietudine. Un Vania parla di tutti i “Vania” che si sono perduti nel tempo ancorati alla non azione, all’apatia, evitando di assumersi la responsabilità della propria vita.
L’opera è un’unità autonoma così teatrale che ogni battuta risuona nel nostro presente costituendo un teatro rappresentativo dei nostri giorni che ci permette di andare oltre le parole per navigare nella poetica di questo grande autore. Parallelamente, sul piano onirico, si sviluppano tutti gli elementi necessari per aprirsi ai propri desideri e chiudere i legami con il passato o con la vacuità del presente.
La drammaturgia si costruisce sull’opera di Cechov rispettandone il testo nella sua totalità. La drammaturgia si sintetizza a partire dalla sovrapposizione di frammenti e ripetizioni che conferiscono allo spettacolo una vertigine di costruzioni, elemento che ne costituisce l’originalità.
La scena rappresenta un unico spazio dove convivono tutte le azioni del dramma. I mobili e gli oggetti sono montati su ruote per permettere movimenti coreografici. Lo spazio si presenta elastico e affollato per complicare le entrate e le uscite o la scelta della direzione corretta, riflettendo così il caos che vivono i personaggi e le loro relazioni. Essi, infatti, rivoluzionano continuamente lo spazio perché non sanno dove andare.
Lo spettatore risveglia i propri sentimenti in un esercizio attivo di discipline sovrapposte che genera un’opera artistica multidisciplinare. In questo modo si trascende il concetto tradizionale del teatro dotandolo di una maggiore contemporaneità». 
 
GOOD PEOPLE 
di David Lindsay-Abaire
traduzione di Roberto Andò e Marco Perisse
(uscirà per Bompiani in occasione del debutto napoletano)
regia di Roberto Andò
con Michela Cescon, Luca Lazzareschi, Esther Elisha
musiche Carlo Boccadoro
coproduzione Fondazione Campania dei Festival ­– Napoli Teatro Festival Italia, Zachar Produzioni srl, Teatro Stabile di Catania
luogo Teatro Mercadante
date 17, 18 giugno 2014
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Good People è ambientato nella città di Boston che è anche la città di origine del suo autore, David Lindsay-Abaire, vincitore nel 2007 del Premio Pulitzer per la drammaturgia con il testo Rabbit Hole, testo diventato anche un film famoso con protagonista Nicole Kidman.
Good People racconta la storia di Margie, interpretata da Michela Cescon, licenziata dal lavoro a causa dei suoi continui ritardi e che, nel disperato tentativo di trovare una nuova occupazione, chiede aiuto ad un vecchio compagno di scuola, Mike, con cui ha avuto una relazione da ragazza, e che è riuscito ad andarsene dal quartiere, ad avere successo e crearsi una nuova vita nel ricco Chestnut Hill. Mike, apparentemente sicuro e arrivato, sarà in grado di tenere testa a Margie e affrontare, ritrovandola, le sue umili origini? E Margie, riuscirà a trovare una soluzione ai suoi problemi senza mettere a rischio quel poco che possiede? Good People diventa un scambio continuo tra chi "ha" e chi "non ha", un continuo confronto sulla "fortuna", sulle famiglie, sul luogo dove veniamo al mondo che condiziona il nostro inizio e il modo in cui riusciremo a vivere.
«Devo a Michela Cescon la scoperta di questo testo – dice il regista Roberto Andò -  e le sono molto grato perché è raro leggere scrittori teatrali  contemporanei dotati di una così intrigante sottigliezza imbattersi in personaggi credibili quanto quelli di questa pièce, tutti immersi nell’alto grado di verità della sua protagonista, Margie, eroina del segreto e della fatalità, come tale limpida messaggera di quell’autorevolezza dell’umano che ogni vera opera d’arte dovrebbe lasciare emergere». 
 
VIETATO BALLARE/INTERDIT DE DANSER
scrittura originale di Alessia Siniscalchi
creazione corale di Kulturscio’k
con Chandra Aymerich Pappalardo, Ronan Beaupérin, Virginie Chase, Evita Ciri, Daniela De Stasio, Andrea Lanciotti, Irene Maiorino, Ivana Messina, Francesca Risoli, Jean Baptiste Saunier, Saverio Tavano, Maria Luisa Usai
con la voce di Vincenzo Siniscalchi
traduzione Marie Fretigny
ideazioni coreografiche Ivana Messina
creazione musiche e registrazione canzoni Stefano Piro, Francesca Risoli, Francesco Porcellana
scenografia Jacopo Valsania
costumi Marina Nekhaeva
luci Cesare Accetta
coproduzione Fondazione Campania dei Festival ­- Teatro Festival Italia, Kulturscio’k Italia/Francia
in collaborazione con Marie de Montreuil e il sostegno di Acqua Lete e Kiss Kiss Bank Bank
luogo Sala Cinema Pietrarsa
date 17, 18 giugno 2014
paese Italia, Francia
PRIMA ASSOLUTA
 
Vietato Ballare/Interdit de danser è un testo che nasce dalla storia personale della regista Alessia Siniscalchi, una storia ricca di paradossi in cui i linguaggi si confondono.
Il titolo dello spettacolo è ispirato alle regole condominiali della sede torinese del collettivo italo-francese Kulturscio’k dove appunto all’ingresso c’era scritto: Vietato Ballare. Da questa regola paradossale parte una riflessione: siamo capaci di danzare veramente oggi ? Di danzare per essere liberi da regole e schemi ? Di danzare per reagire alle ingiustizie che la società ci impone? Di danzare per sopravvivere a tanti, troppi paradossi? Di ritrovare l’amore perduto attraverso la danza? Con la danza comincia lo spettacolo. Una danza che tutti finiscono per negare come il bisogno d’amore da
cui nasce. È l’accusa del furto di un ritratto che poi muove la storia e i suoi personaggi: tre testimoni, un avvocato, un pubblico ministero, il Coro, un giudice, l’accusata che si ritrova in un’aula di Tribunale per un crimine mai commesso.
«Vietato Ballare/Interdit de danser è un testo che nasce dalla mia storia personale – dice Alessia Siniscalchi - una storia ricca di paradossi, utopie irraggiungibili, linguaggi che si confondono. Spesso incomprensibili. Uno spettacolo che mi piace definire una favola bilingue moderna dove i sei personaggi, duplicati da altrettanti alter ego, danzano, cantano in italiano e francese e raccontano la storia di una donna accusata di furto e giudicata dall’uomo che ama. Una donna che, ritrovatasi imputata in un processo, cerca di uscirne attraverso il corpo ed il canto, ostacolata da altri personaggi, testimoni ambigui del delitto, che fanno di tutto per impedire la realizzazione del suo sogno (erotico). Le dinamiche tra tutti, riconoscibilmente ispirate alla favola di Cenerentola sono confuse, aggressive, dissacranti, moleste.
Vietato Ballare, è una creazione corale bilingue, nata dalla collaborazione tra artisti professionisti, attori di cinema e teatro, performers, musicisti, grafici, fotografi che vivono in Italia ed in Francia.
 
PINOCCHIO
di Carlo Collodi
regia di Gustavo Tambascio
con Alberto Frias, Emilio Gavira, Pablo Vazquez, Angel Walter, Jose Tiscar, Amanda Puig, Javier Ibarz, Sira Cuenca, Toni García, Eduardo Mayo
produzione Telon
luogo Arena di Pietrarsa
date 18, 19 giugno 2014
paese Spagna
PRIMA ITALIANA
 
Quest’anno il Napoli Teatro Festival Italia dedica un ciclo di spettacoli ispirati al mondo dell’infanzia. Tra questi non poteva mancare la favola più amata e conosciuta:  Pinocchio scritta da Carlo Collodi che andrà in scena al Festival  con la regia dello spagnolo Gustavo Tambascio. Uno spettacolo che unisce la magia del circo con l’originalità del musical.
Il falegname Geppetto è un uomo umile che desidera da sempre avere un figlio e un bel giorno decide di creare una marionetta con le sembianze di un bambino. La marionetta di legno prenderà vita, ma prima che questo accada Pinocchio si trasformerà inaspettatamente in un bambino disubbidiente.
Acrobati, ballerini, musicisti e attori accompagnano le avventure di Pinocchio in una spettacolare messinscena ricca anche di ambientazioni magiche che si adeguano perfettamente al carattere e alle avventure del protagonista.
A firmare lo spettacolo, Gustavo Tambascio, creatore di grandi musical come El Hombre de La Mancha, Frankenstein e El libro de la Selva, insieme a una equipe di artisti di fama internazionale, con la produzione Telon e Sound Line. 
Uno spettacolo adatto a un pubblico di tutte le età.  
 
DOLORE SOTTO CHIAVE
di Eduardo De Filippo
regia di Francesco Saponaro
con Giuseppe Carullo, Cristiana Minasi, Luciano Saltarelli
coproduzione Fondazione Campania dei Festival -  Napoli Teatro Festival Italia, Teatri Uniti, Compagnia Carullo Minasi
In collaborazione con Università della Calabria
luogo Teatro San Ferdinando
date 19, 20 giugno 2014
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Dolore sotto chiave è un atto unico di Eduardo De Filippo inserito nella raccolta “Cantata dei giorni dispari”. Nato come radiodramma nel 1958 (con Eduardo e la sorella Titina), viene portato in scena per la prima volta nel 1964 (insieme a Il berretto a sonagli di Pirandello) al Teatro San Ferdinando di Napoli, con Regina Bianchi e Franco Parenti diretti dall’autore. Nel 1980 verrà ripreso insieme ad altri due atti unici, con Luca De Filippo e Angelica Ippolito nei ruoli protagonisti.
Il progetto nasce da un incontro e dal confronto tra due diverse esperienze teatrali: da una parte Francesco Saponaro, regista quarantenne dal percorso ben riconoscibile, con il successo internazionale di Chiòve di Pau Mirò, la fortunata edizione in castigliano di Io, l'erede (Yo, el heredero) di Eduardo De Filippo e una consuetudine di lavoro sulla drammaturgia napoletana da Scarpetta a Moscato, e dall'altra, Carullo-Minasi, giovane compagnia di estrazione siciliana dallo stile netto e riconoscibile che,  con lo spettacolo Due passi sono ha vinto il Premio Scenario per Ustica 2011, il Premio In Box 2012, il Premio Internazionale Teresa Pomodoro 2013. Al loro fianco Luciano Saltarelli, uno degli interpreti più originali della sua generazione, già protagonista in diversi spettacoli di Arturo Cirillo e di Teatri Uniti, affronta la tradizione teatrale partenopea con una singolare vis comica carica di surreali e feroci trasfigurazioni. 
Un cortocircuito scenico tra Napoli e la Sicilia che unisce le maggiori ascendenze della letteratura teatrale del Novecento italiano, con particolare riferimento al dettato di Luigi Pirandello, ispirazione primaria di Eduardo, di cui è carica la scrittura di Dolore sotto chiave, a 50 anni dalla prima rappresentazione al teatro San Ferdinando.
 
UN GABBIANO
di Anton Čechov
adattamento e regia Gianluca Merolli
scenografie Davide Dormino
costumi Andrea Viotti
            con Anita Bartolucci, Pietro Biondi, Francesco Bonomo, Francesca Golia, Giulia Maulucci, Gianluca Merolli, Fabio Pasquini
fotografie Le Pera
coproduzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, , Spettacolo sas di Andrea Schiavo
date 19, 20 giugno 2014
luogo Teatro Sannazaro
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Gianluca Merolli è un giovane artista che lavora tra cinema, teatro e musica. Durante il proprio percorso ha riscosso consensi di pubblico e critica per le sue emozionanti interpretazioni. Quest’anno sarà al Napoli Teatro Festival Italia con una originale versione de Il gabbiano di Anton Cechov, spettacolo che si inserisce all’interno del focus russo.
“Persone dal sentire spento, dall'animo stanco e arido, o anime morte ancora desiderose di immergersi nelle proprie esperienze di vita? Una manciata di personaggi, polverosi e consumati, sono i protagonisti della nostra storia che parte da Cechov per raccontare, attraverso simboli esistenziali e forme poetiche, il fallimento ineluttabile del vivere (o del morire?) – dice Merolli - Quel senso di solitudine e vagabondaggio che ci appartiene e, a volte, ci dispera. In bilico tra morte e non morte, i nostri recitano ciò che non hanno potuto non essere, circondati da fantocci abbandonati e da oggetti del passato.
“La scena è pressoché vuota: un ambiente chiaro, come se le ceneri dei secoli avessero coperto i luoghi della rimembranza, sedimentando ciò che siamo stati. Poche sedie, un tavolo, un lago. Ed è proprio il lago l’elemento fondante di questa messinscena: che ha perso i propri argini e ha invaso i luoghi dell’agire, che ha bagnato le personalità facendole più mansuete e si è infiltrato nei loro occhi, rendendo gli sguardi acquosi, stinti.
“Tra atmosfere pieno melò e thriller simbolista, gli uomini e le donne sono amati senza ricambiare: Medvedenko ama Maša, che ama Kostja, che ama Nina, che ama Trigorin, che ama la sua poesia. In questo circolo del “non amore” si aggira l'unica viva del gruppo, Nina, che nella ricerca disperata di appartenere a questo humus umano che tanto la attrae, ne sarà risucchiata definitivamente quando deciderà di diventare attrice”.
 
ISTRUZIONI PER MINUTA SERVITU’
 (Il Mondo come in-volontà e ir-rappresentazione)        
di Enzo Moscato
progetto, testo, ideazione scenica e regia Enzo Moscato
luci Cesare Accetta
costumi Tata Barbalato
selezione musicale Donamos
produzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Compagnia Teatrale di Enzo Moscato
date 19, 20 giugno 2014
luogo Teatro Nuovo
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Enzo Moscato porta al Napoli Teatro Festival Italia 2014  Istruzioni per minuta servitù, testo finalista della cinquantesima edizione del Premio Riccione per il Teatro (2009). Il dramma nasce da uno studio sui rapporti sociali tra classi deboli e classi di potere, e sul concetto di servitù secondo alcuni autori che se ne sono occupati, Genet, Strindberg, Swift, poi i napoletani, Mastriani, Scarpetta… una costellazione di autori che Moscato ha ritradotto nella sua particolare lingua in un copione a due piani, con una lingua colta e una plebea, e una doppia dimensione, dei signori e dei servi, che si scambiano continuamente ruolo.
“Un’originalissima miscelazione, linguistica ed emotiva, di sistemi culturali diversi – spiega Moscato -
Di mondi, espressivi, geografici, storici, abissalmente lontani l’uno dall’altro, eppure paradossalmente, comicamente, convergenti tra di loro intorno all’abietto/sublime universo dei Servi e dei Padroni.
Degli Squallidi/Sgangherati Sottoposti e gli ineffabili, profumatissimi Signori, gli “Aristòi”.
Swift – Schopenhauer – Strindberg – Genet, fusi e mescolati alchemicamente, sulla pagina e sulla scena, con Petito, Scarpetta, Mastriani e altra napoletanissima compagine, per un esito teatrale che, forse, ha più a che fare con una strampalata “scienza di tutti gli Avvelenamenti” o con la più incauta creazione di fuochi d’artificio, che con le ortodossie e le riverenze della più classica drammaturgia”.
 
DIE GESCHICHTE DES KASPAR HAUSER
regia di Alvis Hermanis
produzione Schauspielhaus – Zürich
luogo Pietrarsa Sala dei 500
date 21, 22 giugno 2014
paese Lettonia
PRIMA ITALIANA
 
La storia di Kaspar Hauser ha affascinato nei secoli scrittori, musicisti, registi, scienziati e poeti. Nel 1828 a Norimberga apparve uno sconosciuto trovatello di 17 anni che a malapena riusciva a farsi capire. Cinque anni dopo questo giovane ragazzo morì e ancora oggi non è chiaro se si uccise o fuucciso.
Kaspar Hauser è la storia di un principe ereditario assassinato – una teoria che oggi sembra riacquistare credito – o narra la storia di un imbroglione che ha preso in giro il mondo? L’interrogativo ancora non trova una risposta. L’incapacità di parlare del trovatello, la ricerca dell’identità, il suo entrare per gradi nella società ha incuriosito e continua a incuriosire tutt’ora tanto che il regista lettone Alvis Hermanis ha deciso di mettere in scena la sua storia e lo fa con un allestimento particolare dove saranno presenti alcuni bambini travestiti da vecchi e anche un piccolo cavallo.  Die Geschichte des Kaspar Hauser si inserisce in quel ciclo di spettacoli della VII edizione del Napoli Teatro Festival Italia ispirato al mondo dei più piccoli.
 
ZIO VANYA
di Anton Čechov
regia Rimas Tuminas
scene e costumi Adomas Jacovskis
musiche Faustas Latenas
con Vladimir Simonov,Anna Dubrovskaja,Jevgenija Kregžde, Marija Berdinskich,Ljudmila Maksakova, Sergej Makověckij, Vladimir Vdovičenkov, Artur Ivanov, Jurij Kraskov, Marina Galina Konovalova, Sergej Epišev
produzione Yevgeny Vakhtangov State Academic Theatre
date 21, 22 giugno 2014
luogo Teatro Mercadante
paese Lituania
PRIMA ITALIANA
 
Lo Zio Vanja del Vakhtangov Theatre non è la classica rappresentazione di Cechov che ci si potrebbe aspettare: una tenuta di campagna circondata da alberi da frutta, sedie confortevoli e un tavolo ricoperto di merletti, su cui campeggia un samovar fumante. Il regista Rimas Tuminas si concentra unicamente sull’esplosione delle passioni, delle illusioni spezzate, dei sogni irrealizzati. È come se lo spettacolo ricapitolasse le parti essenziali dell’azione con il senno di poi, come se Ivan Petrovič (Zio Vanja) estrapolasse i ricordi dalla nebbia della memoria, analizzando ciò che ha sbagliato e ciò che non poteva evitare. Le immagini convincenti, la precisa e armoniosa sincronizzazione degli attori, e l’inusuale prospettiva di alcune scene ben note, fanno di questo spettacolo il più interessante evento russo dell’anno. A tal proposito, Michael Billington su “The Guardian” ha scritto: “Questo abbagliante spettacolo di Rimas Tuminas si pone in una prospettiva completamente diversa rispetto al realismo di Stanislavskij: quella della tradizione attoriale di Mejerchol’d che si sviluppa in un sistema di recitazione basato sullo sport, sull’acrobatica, sulla clownerie grottesca. Tuminas preserva ogni parola del testo di Cechov. Ma nulla appare come ci si aspetterebbe. La gioia di questo spettacolo risiede nel totale mix teatrale di parole, musica, mimo e simbolismo”.
 
MAKING BABIES
tratto da Making babies di Anne Enright
adattamento di Fortunato Cerlino, Gianluca Greco, Teresa Saponangelo
traduzione di Valentina Rapetti
con Teresa Saponangelo e Lino Musella
regia  Fortunato Cerlino
assistente alla regia Stefano Patti
scene e costumi Barbara Bessi
disegno luci Gianluca Cappelletti
creazione Audio Filippo Barracco
creazione video Germano Boldorini
foto di scena Azzurra Primavera
organizzazione Ludovica Del Bono
tecnico luci Samuele Ravenna
coproduzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Tournesol produzioni
in collaborazione con Roma Capitale, Sistema “Casa Dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea” e Zètema Progetto Cultura s.r.l. nell'ambito del progetto Residenze Creative
luogo Sala Cinema Pietrarsa
date 21, 22 giugno 2014
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Il progetto Making Babies si ispira al libro della scrittrice irlandese Anne Enright  (Making Babies - 2004), la drammaturgia originale racconta, come nel libro, la storia di una maternità dall’inizio della gravidanza fino al compimento del secondo anno del bambino, ma, diversamente dal libro, propone anche il punto di vista maschile; la figura del padre. Lo spettacolo è una riflessione sul tema della maternità e della paternità che attinge anche da esperienze personali grazie a un lavoro di ricerca e di interviste. La scrittura stessa della Enright si presta ad un naturale sviluppo drammaturgico per la verve comica ma mai superficiale, per il ritmo accattivante della narrazione e per la capacità di creare empatia su un tema che merita, oggi,  un approfondimento ed una riflessione del tutto nuovi.
 
C'è chi ha definito la nostra come l'epoca del narcisismo, l'epoca dell'uomo felix, ipermoderno, iperedonistico. Un’ epoca in cui non c'è spazio per un erede, perché il ruolo dei genitori si confonde con quello dei figli e la soddisfazione si confonde con il desiderio- dice Fortunato Cerlino -  L'idea di fare un figlio costringe a ridefinire se stessi, mette di fronte ad una rinuncia pulsionale. Alice e Martino sono due nuovi giovani del nostro tempo, alla soglia dei quarant'anni, con un’ idea fragile di futuro. I due si misurano con la possibilità, il desiderio, la paura di avere un bambino. La loro unione si apre ad un confronto scontro che li costringe a mettere in discussione le loro vite, la loro coppia, il loro futuro.
I toni della narrazione e della messa in scena, mai tragici ma talvolta drammatici, mai superficiali ma spesso comici, cercano di non tradire il piano realistico e quotidiano della vicenda, consapevoli però che in ultima analisi si racconta una favola misteriosa e tenera, che rimane sbalorditiva e sorprendente anche nel nostro tempo.
 
ARREVUOTO 2014 NONO MOVIMENTO
DONOGOO
riscrittura da Jules Romains
a cura di Maurizio Braucci e Roberta Carlotto
direzione artistica Maurizio Braucci
direzione pedagogica Chi rom.. e chi no
organizzazione Linda Martinelli
regia Alessandra Cutolo, Nicola Laieta, Christian Giroso, Carmine Paternoster
regia musicale Maurizio Capone, Antonella Monetti
coproduzione Fondazione Campania dei Festival - Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile di Napoli, Arrevuoto Teatro e Pedagogia
luogo Arena di Pietrarsa
data  22 giugno 2014
paese Italia
PRIMA ASSOLUTA
 
Arrevuoto è un progetto di teatro e pedagogia che si svolge a ogni anno a Napoli dove i protagonisti sono degli adolescenti  guidati da registi ed educatori. Quest’anno Maurizio Braucci è partito dal testo di Jules Romains Donogoo per approfondire il tema della contemporaneità attraverso il teatro. In Donogoo, dal tema esistenziale iniziale, un fallito sul punto di suicidarsi, si passa in breve al racconto della scienza al servizio del Capitale, ai mali dell’accademismo, alla diabolicità delle banche e delle finanza, tutti ingredienti che costruiscono quella menzogna sociale che viene poi spacciata per Civiltà, nel senso di conquista e dominio che ha avuto tanto utilizzo nell’ultimo decennio,  e alla cui edificazione si presta l’interesse del singolo e l’agire frenetico dell’individuo.
Donogoo si propone come una serie di diversi quadri scenici che, anche quando autonomi, danno l’opportunità agli adolescenti di fare delicate riflessioni sulla società e allo stesso tempo di dilettare il pubblico. La musica, non presente nel testo originale, è stata una scelta non solo per i risvolti laboratoriali e formativi ma per precisi obiettivi artistici e di atmosfera.  

 

 






 




 
 

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